La Chiesa

 

 

 

ARTE SACRA CONTEMPORANEA AD AVEZZANO

Gli artisti della Marsica sono stati convocati per un colloquio   d'arte sacra sui "Dieci Comandamenti" nella Parrocchia del Sacro Cuore in S.Rocco in Avezzano. II loro modo di parlare è l'arte, e perciò ci hanno dato una testimonianza dipingendo, secondo i canoni dell'arte sacra, uno degli argomenti iconograficamente piú difficili. Ciascuno si è immedesimato nel suo tema, e ha cercato di renderlo leggibile ora con un racconto, ora con una immagine contemplata, come fosse una icone, ora con l'esperienza dell'astrattismo. I pittori sono Pasquale Di Fabio, Alfonso Corbi, Enzo Frittella, Dante Simone, Marcello Ercole, Nino Casella, Nino Gagliardi, Carlo Colonnello, Ermanno Toccotelli, Cesare Paris. II Parroco Don Costanzo Villa e Ugo Buzzelli sono stati i registi che hanno coordinato il lavoro di questi ben noti artisti, dentro uno spazio coerente all'ambiente, in armonia alla luce interna della Chiesa. L'arte cristiana, specialmente nei primi secoli, ha avuto uno scopo  fondamentalmente educativo. Giovò alla catechesi e al culto, interpretò la Bibbia e la Liturgia. Una Chiesa con delle opere d'arte acquista una fisionomia molto diversa da quella, per esempio, delle Mostre. II linguaggio sacro e quello profano non differiscono in quanto fatto d'arte, ma hanno un modo diverso di vedere e di sentire la realtà. Questo gruppo di validi artisti, partendo da esperienze concrete, ha cercato di sollevarsi verso il trascendente. Ha detto alla brava popolazione che il fondamento di tutto sono i Comandamenti, che una meditazione di questi impegni assoluti con Dio sono il sostegno della società. I fedeli, sia nel giorno dell'inaugurazione, come in questo primo mese, entrano, guardano, pensano e si sentono spontaneamente avviati alla preghiera. Se il mondo fosse chiaro l'arte non esisterebbe, è stato scritto; è giusto osservare che l’opera d'arte è simile a una luce posta al centro di una stanza, un elemento vitale che suscita nuove energie, un dono che l'artista fa al suo prossimo per aiutarlo a salire. I valori spirituali ricercati da questi artisti sono come una confessione pubblica dell'uomo che vuol tentare, come nella scala notturna di Giacobbe, di ascendere a Dio con l'intelligenza e con la Fede.

Roma, 10-7-1980      Giovanni Fallani

1° Comandamento: Non avrai altro Dio Fuori di Me

Di Fabio ha detto: Dio è luce. Poi ha aggiunto: Che è mai la    luce per l'uomo? Nella simbologia indica la vita, nella realtà è la vita stessa. Inseparabile, quindi, il binomio luce-vita. E, se ci è possibile fare un riferimento biblico, possiamo ricordare addirittura il luogo giovanneo che, riferendosi al Verbo divino, così si esprime: era la luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo. Anche Dante vede in Paradiso tre cerchi luminosi: la SS.Trinità.

2° Comandamento: Non nominare il nome di Dio invano

Corbi ha avvertito: II vecchio, il giovane e la donna rappresentano l'umanità, alla quale Mosè si rivolge invitandola ad adorare ed invocare Dio per le necessità materiali e spirituali. Indica il cielo, la luce, perché Dio è trascendente, non si vede. Sulla tavola, ai piedi di Mosè, è inciso il Comandamento: "Guardati dal nominarlo inutilmente". L'epigrafe è in ebraico antico: non vi figurano le vocali e non vi è citato il nome di DIO. Questo per indicare da una parte la vetustà della legge, già stampata nel cuore degli uomini, e dall'altra il rispetto verso Dio, per cui gli Ebrei non ne pronunciano il nome.

3° Comandamento: Ricordati di santificare le feste

Frittella ha ricordato: La spiritualità vivente tra gli uomini ritrova unità d'amore e di fini nel segno di Cristo in una comunità, in cui la Voce di Dio chiama a raccogliersi sulla via della fede, per celebrare la gloria dei Santi e della Chiesa operante. La Voce di Cristo e dell'Angelo ripete il richiamo di Dio al suono delle campane, così come l'unità della fede conduce ad essere uniti in Dio per cantarne la grandezza nei secoli. Santificare le feste e santificare se stessi. II quadro è ambientato nella Marsica.

4° Comandamento: Onora il padre e la madre

Simone ha detto: Ho posto al centro del quadro la famiglia per dare significato e valore a questo nucleo, che è fonte di vita e di aggregazione sociale. Sembrava che la famiglia, che è stata sempre il soggetto piú importante nel divenire della storia, dovesse essere sconvolta e sostituita da altre forme preconizzate dalla civiltà tecnologica e da nuove teorie sociali; ma, al contrario, proprio oggi è tornata ad esser la fonte principale e naturale di vita e di speranza per un mondo migliore. Ai lati della scena centrale vi sono rappresentati due gruppi familiari. II primo rappresenta la concordia, l'assetto, l’"onore" ai genitori; il secondo una modesta contestazione.

5° Comandamento: Non uccidere

Ercole ha scritto: Al centro del quadro, sospesa tra terra e cielo, campeggia la figura del Cristo, simbolo del sacrificio e dell'amore. Tale presenza ci ricorda la Sua Morte per mano dell'uomo ed ancora l'ostinata superbia e la ribellione dell'uomo stesso ad un atto sublime della Creazione e quindi al comandamento centrale, "il quinto". II ramo di ulivo che esce nella parte laterale del dipinto simboleggia il motivo dominante del messaggio cristiano: la pace tra gli uomini e la pace con il Signore. Sotto la figura del Cristo si distende, in ritmi geometrici di luce e colore, la piana del Fucino con la corona dei suoi monti.

6° Comandamento: Non commettere atti impuri

Casella ha presentato una giovane donna, con scialle azzurro e veste bianca, simboli di fede e purezza, che, voltando le spalle alle brutture del mondo, si incammina verso l’infinito, in una nuova luce, fonte di speranza e di gioia. II suo sentiero corre, tra i fiori profumati di un campo ameno, verso lo sconfinato orizzonte, là dove il sole pare che non debba mai tramontare.

7° Comandamento: Non rubare

Gagliardi ha scritto fra l'altro: Tutta la vita è ordine; chi ruba    rompe tale ordine, turba il normale corso della storia e riconduce l'uomo al caos e al male, rendendo vano il supremo sacrificio di Cristo sul Golgota. Si ruba appropriandosi dei beni degli altri, e non solo di quelli    economici, ma anche di quelli intellettuali e spirituali.

8° Comandamento: Non dire falsa testimonianza

Colonnello ha dichiarato: La verità, intesa come luce che illumina le coscienze, essendo un concetto astratto, meglio non poteva essere illustrata, se non attraverso una figurazione simbolica. L'ancora, un emblema cristiano, è la chiave di lettura. L'uomo nella verità ha "l'ancora" di salvezza; soltanto nella verità egli può giungere a Dio. Le distorsioni di essa sono rappresentate con un rovesciamento delle immagini e quindi come un rovesciamento della luce. I colori sono gradazioni del celeste proprio perché in questo colore è riposto il significato dello spazio e dell'infinito. La luce, e quindi la verità, è evidenziata nel bianco, colore della purezza e dell'Assoluto.

9° Comandamento: Non desiderare la donna d'altri

Toccotelli ha così spiegato: Nella vicenda biblica che vede    coinvolti David e Betsabea, la profanazione del nono comandamento genera, ed è inevitabile, il disordine e la tragedia. Lo sfondo realizzato con velature funeree, tra le quali si intravede di spalle la figura di un guerriero, sta a significare la tragedia di Uria che viene mandato a morte con inganno; il cane nero a guardia delle concubine è la vigilanza perversa sul disordine; Betsabea, con in grembo il frutto dell'illecito rapporto, e l'agnella sono i fragili e passivi elementi del volere del piú forte, mentre il volto assorto e denso di pensieri del re sembra preannunciare l'amara profezia di Natan. Sarà necessario il meditato e sofferto canto del MISERERE (salmo 50), un canto di dolore e di speranza.

10° Comandamento: Non desiderare la roba d'altri

Paris presenta quattro personaggi in primo piano. Un uomo murato, un bambino, un uomo che prega ed un giudice. II suo discorso è il seguente: l'uomo che desidera la roba degli altri è legato alla materia (l'uomo murato), non è libero, non è giusto, e infrange anche la giustizia civile (il giudice).  Se vuole liberarsi ed essere come un bambino che gioca con le cose, deve osservare le leggi di Mosè (in fondo al quadro), ribadite da Gesú Cristo, metterle veramente in pratica come San Francesco, secondo gli insegnamenti della Chiesa. Ci riuscirà con la preghiera, pubblica (il Vescovo in processione) e privata (l’uomo che prega).

LE TELE DEI DIECI COMANDAMENTI ESPOSTE NELLA CHIESA DEL S.CUORE IN S.ROCCO DI AVEZZANO

L'arte è qualunque forma dell'attivitá dell'uomo, in quanto riprova o esaltazione del suo talento inventivo. Nella definizione stessa dell'arte è implicito il concetto di  contrapposizione, perché, se in teoria l'arte è una e universale (come  la fede, come la scienza), in pratica si scinde in una molteplicitá di  realtá ed è legata al talento individuale e alla capacitá espressiva di  ciascun artista, cioé presenta una scala di valori.
Nel caso specifico, le dieci tele collocate nella chiesa del S.Cuore in S.Rocco, che interpretano i dieci comandamenti, costituiscono la varietà nell'unitá: l'arte sacra, ispirata al racconto biblico della consegna delle tavole della legge, è realizzata nella molteplicitá delle capacitá inventive e delle tecniche espressive degli artisti.

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